Partiamo subito in quinta… anche per essere solo uno stupido mercoledì mattina!

Anzitutto, saluto tutti i lavoratori che leggono questo post con un braccio teso e un medio alzato, in stile Alberto Sordi. Nonostante questo la vita da vitelloni l’ho abbandonata pure io con i quindici anni, e ora scrivo da una scrivania. Fortunatamente non ho un capo, al momento, e questo mi soddisfa già abbastanza. Ma non cambiamo argomento.

Il tema di oggi è questo, il famoso (ormai, purtroppo!) concorso di Carpisa che propone ai partecipanti di comprare una borsa del nuovo catalogo donna per avere la possibilità di essere inseriti in un processo di valutazione a concorso per… uno stage aziendale.

Dopo che vi sarete scrollati di dosso il gelo, e come qualcuno che conosco tirato due o tre “porchi” a caso in cielo, potete pure leggervi la versione integrale o quella ridotta, qui sotto:

2017-09-06 10.47.14

Personalmente, arrivando a leggere il Punto 6 al completo ho avuto un rigurgito di vomito. Ma come? Finora mi parli di concorso, un giogo a premi con l’intento (scritto nel bando) di aumentare la visibilità dei prodotti e poi salta fuori di punto in bianco che invece sono un “candidato” e che devo mandare un CV? E per cosa, uno stage di 1 mese?
Per quelli più giovani che leggono (under 21, come in Nazionale) lo stage non è sempre stato un’arma di distruzione di massa. Prima, prima… era addirittura visto in modo positivo, come un’introduzione al lavoro attraverso la pratica! Era una cosina molto apprezzata, non sottovalutatela! Certo, poi le aziende in primis hanno cominciato a cazzeggiarci assieme, a non pagare ore di lavoro (che cortesemente sarebbe stato giusto retribuire, anche se non obbligatorio), a richiedere straordinari, a minacciare il licenziamento (da uno stage!?) perché tanto “Come-te-ce-ne-sono-altri-mille”…
Tra l’altro, non vi sembra la scusa più becera di questo mondo? Lo so, tutti lo sanno che ce ne sono altri disposti a farlo. Si chiamano schiavi, e oggigiorno sono consenzienti.

A onor del vero la società Carpisa ha fatto marcia indietro e porto le sue umili scuse, proprio sui quotidiani di oggi: Il Fatto Quotidiano – Carpisa si scusa, ma questo non fa che provocarmi due pensieri ulteriori:
1. Il genio che ha indetto il concorso è stato licenziato? E come poteva sperare di passare inosservato?
2. Come si è anche solo potuti arrivare alla condizione che ha reso QUESTO possibile? Per farsi pubblicità, per provocare, per parlare di sé… o perché siamo stupidi?

Non posso credere che non ci sia stata una commissione di controllo prima di indire il concorso/bando di lavoro. Nessuno potrebbe crederlo, perché parliamo di una società che l’anno scorso ha fatturato 146.208.362 € (qui i dati) e quindi è logico supporre che ogni scelta aziendale sia ben soppesata e arditamente studiata. Minchia, che menti!
Serve a ben poco chiedere scusa il giorno stesso in cui vi sgamano, se la frittata è fatta di merda non diventa uovo dopo le paroline magiche. Avete fatto una grande stronzata, l’avete fatta sulla pelle di chi sta cercando lavoro, questo (in questi tempi!) fa di voi degli stronzi. Punto.

Detto questo, sicuramente l’azienda Carpisa cambierà qualcosa, almeno riguardo a questo bando di lavoro. Ma la domanda principale, correlata da un ricco corollario di domandine, è un’altra: più generica ed ben più importante. Occhio, si fa interessante.

Cosa abbiamo fatto per arrivare al punto in cui TUTTO QUESTO sia stato possibile, e lo sarà ancora? Come ci siamo ridotti, lavorativamente parlando alla speranza e non più alla ricerca? Chi ha la colpa di accettare queste proposte di schiavitù senza protestare? Quali sono i franchi tiratori fra noi che permettono a questi mostri di esistere? Vogliamo dare un nome ai politici, agli imprenditori, agli amministratori delegati che si nascondono dietro una firma, invece di metterla con dignità e rispetto del lavoratore?

Ah, quante domante ruminano nella mia testa come vacche gravide! Sono affamato di risposte, allo stesso modo in cui molti miei connazionali saranno affamati e basta. Mi dispiace, io mi sono creato un lavoro. Non è stato facile, non è mai facile per nessuno.

Io non torno a fare battaglia, la guerra non finisce mai e la pazienza mia invece sì.

Posso pure permettermi di mandare affanculo la Carpisa, la Kuvera (società madre) e chiunque abbia firmato o accettato la suddetta proposta truffaldina di lavoro. Posso permettermi di farlo perché in questo piccolo mondo che abbiamo creato solo quelli che hanno tanti gattini in bacheca vengono seguiti, letti e giudicati, e io non li ho. Perciò non mi caga nessuno, figuratevi un industriale o il suo avvocato. Non rischio denunce.

Sarà più facile essere letto da un disoccupato con la borsa alla moda…

Pace.

LA

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