Purtroppo il limite della decenza viene oltrepassato troppe volte, nella società cannibale.
Tornano alla mente tutti i casi in cui le richieste di informazioni da parte del pubblico superano la volontà del personaggio pubblico stesso, o di chi gli cura l’immagine, o di chi gli sta affianco. Michael Schumacher e recentemente Marchionne, ad esempio… l’affinità con Franco Battiato, ovviamente, è solo nella brama di sapere dello spettatore medio, ma la maniera in cui ciò viene svolto è becera.
Le domande più sincere che si possono porre, in questo caso, sono se questi limiti vengano meno a causa di veri sentimenti o solo per mera pubblicità (a chi le ha richieste o espresse)… Ecco alcune congetture ciniche sul “caso Battiato”:
1. Se fosse malato, un amico non dovrebbe rispettare il silenzio richiesto dalla famiglia?
2. Se l’amico vuole sfogare i sentimenti in poesia, può farlo su carta e tenerla per sé. Come farebbe un poeta!
3. Pubblicare qualcosa su un social network significa darlo in pasto al mondo. Non lo sapeva? Cosa voleva ottenere l’amico con la sua divulgazione?
4. Supponendo che non sia ignorante e lo sappia, dato che l’anno è il 2018, non è che sia solo un’occasione per far parlare di sé? (BUM!)
5. Rimuovere un post su Facebook equivale a esaltarlo. Invece, pubblicarne un altro in cui si accusa la “gentaglia che strumentalizza i sentimenti” dopo aver scritto il titolo “Ode all’amico che fu e non mi riconosce più” suona veramente come un mea culpa.
6. La risposta criptica di un altro utente al post, in cui anche lui esprime un “tacito accordo” da parte di Catania intera sulla drammatica situazione, non fa che peggiorare le ipotesi peggiori. Perché non aspettare comunicazioni ufficiali da chi gli sta affianco? Perché tutto questo clamore prima del tempo? Soprattutto, perché questa brama nel volerlo comunicare, senza sapere se lui o i suoi cari siano d’accordo? Questo si chiamava rispetto, una volta.
Tutte le congetture qui sopra sono ipotesi ciniche, come detto; ipotesi che il mondo di oggi ci permette di fare, dato il continuo proliferare di profili falsi, influencer politici e sociali, dati rubati e strategie di marketing usate come mantra di vita.
Non sono accuse, solo domande.
É uno scenario apocalittico? No, solo la società dei consumi e ne facciamo parte.