Prenditi cinque minuti per leggere, ne vale la pena!
“Essere violentato, Marta… (pausa ad effetto) Marta… non per me. (autoanalisi spiccia) Io ho le spalle larghe, anche se ci soffro ancora, (altruismo empatico) ma per tutti quei bambini (inclusivity) e bambine che (e qui ricade nello stereotipo) non hanno avuto la fortuna di essere alti, belli e (teoria personale generalista) che soffrono… “
Statura fisica: poca. Statura morale: meno.
C’è un altro “basso famoso” – e anche lui ha sempre lavorato per esserlo (famoso, non basso!) – che l’ha sempre risolta grazie all’ironia, fornendo a tutti noi un insegnamento e, al contempo, uno strumento utile. Si chiama Paolo Rossi, fa il comico.
Ma certo, lui ha stile.
Renato Brunetta, invece, è la perfetta incarnazione del giudice cantato da De Andrè: un tipetto frustrato e vendicativo. Oggi indossa il volto della delusione e, almeno per una volta nella vita, fa piacere non vederlo sbraitare ad minchiam.
Ugualmente non si cancella una vita da stronzo con qualche minuto di patema in tivù.
Io non dimentico che cosa ha fatto né che cosa ha detto Brunetta negli anni, quindi è normale che ora senta solo una gran puzza di vittimismo politico, giusto per accalappiare qualche pietoso consenso.
E comunque, “sorvolando” sull’altezza, ho sempre sostenuto che quell’uomo dovesse partecipare a un talent show come sosia di Francis Bacon: se solo fosse gay, vizioso e sadomaso sarebbe perfetto!
Vabbè dai, perfetto forse no, ma sarebbe un uomo migliore di quello che è oggi. E saprebbe dipingere ritratti inquietanti. Altro che il ministero! Tanga commestibili, rum e frustini ci volevano!
Ah, no! Aspetta… quello era Silvio, il suo master. A volte confondo i nani. 🤷🏻♂️
Canzone consigliata: “Un giudice” (De Andrè, Bentivoglio, Piovani. 1971)